Sunday, 16 October 2011

GRAVE DISSIDIO TRA VESCOVI FELLAY E WILLIAMSON


Domenica 16 ottobre 2011

Grave dissidio tra il vertice della FSSPX e il vescovo Williamson

E' stato diffuso in internet, sul sito Maurice Pinay, una lettera a firma mons. Fellay, Superiore della Fraternità S. Pio X, al suo confratello Williamson. I toni sono particolarmente aspri e danno piena spiegazione di quanto avevamo riferito (v. qui), ossia che l'assenza del controverso vescovo dal recente incontro ad Albano dei vertici della Fraternità derivava da ragioni di disaccordo. La lettera che segue confermerebbe oltre ogni immaginazione quanto anticipato. Usiamo il condizionale poiché l'autenticità di tale lettera non è al momento sicura, anche se lo stesso sito riporta una successiva missiva di Williamson che confermerebbe la genuinità di quella del Superiore Generale, pur deprecando che sia stata resa pubblica da coloro cui l'aveva inviata confidenzialmente.

Noi non siamo in grado di attestare l'autenticità della cosa (la lettera di Fellay, e quella di Williamson al sito in discorso), ma il testo girava già da alcuni giorni e, ora che è pubblicato, non vi è più ragione di riserbo. Certo, possiamo confermare il pessimo stato delle relazioni tra i due vescovi (Fellay aveva già pubblicamente minacciato Williamson di espulsione, in occasione della sua scelta di un avvocato neonazista per la tutela nel processo sul negazionismo delle camere a gas); così come è un fatto significativo che ad Albano Williamson non si sia recato. E' opportuno comunque precisare che il sito che ha pubblicato la lettera è molto vicino alle posizioni di Williamson ed estremamente critico verso i vertici della Fraternità.

Traduzione nostra.

Enrico

Testo della (presunta) lettera di mons. Fellay a mons. Williamson

23 Settembre 2011

Eccellenza,

Sarei lieto di invitarLa alla riunione dei superiori della FSSPX che si terrà in Albano all'inizio del mese di ottobre, visto che la natura e la composizione della riunione è stata in qualche modo modificata a causa degli eventi in corso. Sarei lieto di inviarLe un testo da Roma per cui vogliono una risposta. Tuttavia, mi trovo obbligato a fissare condizioni a ciascuno di questi punti.

In primo luogo, circa il testo, Le chiedo un giuramento per iscritto che non comunicherà a nessuno né il testo né il relativo contenuto. Troppo spesso in passato Ella ha mancato di discrezione, così sono costretto a sottometterla ad una procedura di questo tipo, cosa che non sono felice di dover fare.

In secondo luogo, circa la riunione di Albano, posso invitarLa a partecipare solo a condizione che smetta di pubblicare i commenti Eleison [il nome della newsletter di Williamson, n.d.r.]. Gliene è già stata data la ragione più volte, così come l'ordine di smettere. Ella ha ritenuto che per il bene della predicazione e la difesa della Fede aveva bisogno di non prestarvi alcuna attenzione, con il pretesto che nessuno aveva il diritto di fermare un vescovo dall'adempiere il suo dovere di predicare e difendere la Fede. Ma tale predicazione e difesa della Fede sono inserite in circostanze concrete che ben possono autorizzare i superiori ad intervenire. Inoltre, nessun altro vescovo della FSSPX pubblica una lettera circolare e non si considera per ciò solo ostacolato dall'esprimere se stesso.

Inoltre le conseguenze del Suo atteggiamento sono dannose per la FSSPX: Ella trasuda diffidenza verso il vertice della Fraternità e il Superiore Generale. Non può trattenersi dal comunicare questa sensazione a coloro che La circondano. Nessuna rivoluzione potrebbe fare un lavoro migliore per minare l'autorità… e questo lo fa in nome di un supposto possibile tradimento da parte del Superiore Generale... La cosa è molto seria.

Soprattutto quando un certo numero di indicazioni mostra che la Sua azione non si limita alla teoria:

1 Ad un sacerdote argentino Novus Ordo che chiede il Suo consiglio, raccomanda che non si unisca alla FSSPX.

2 Ad un laico americano scrive che l'apostasia della Chiesa ufficiale è ancor più avanzata di quella della FSSPX. Come si possono scrivere queste cose, false e ingiuste, contro la Fraternità di cui Ella è ancora un membro?

3 Esiste nei circoli anglosassoni una rete di infiltrati nella FSSPX che preparano una secessione. Portano avanti Lei come capo di questo movimento, che è l'amico dei suoi leader e sta facendo il loro gioco.

E poi accusa noi di essere biforcuti! Circa l'unità della FSSPX, quello che più la mette in pericolo è proprio Lei, Eccellenza! Sempre in nome della difesa della Fede. In un momento così grave come il confronto ora in corso tra noi e la Santa sede, la cui conclusione sarà decisiva per il nostro futuro e non senza conseguenze per tutta la Chiesa, Le chiedo quindi, una volta di più, di rimanere in silenzio fino a ulteriori ordini. Se dovesse rifiutare di prestare attenzione a questa direttiva, significherebbe sia non essere invitato all'incontro di Albano sia l'avvio della procedura canonica volta all'esclusione dalla FSSPX. Pertanto attendo la Sua risposta.[n.d.r.: i Commenti Eleison dopo questo ultimatum non sono affatto cessati e appaiono, anzi, sempre più deliranti].

Tutto questo è estremamente triste e non ha nulla a che fare con il confronto [con Roma] di cui ho accennato, checché Ella ne pensi. La perdita di uno dei suoi vescovi è una delle cose peggiori che potrebbero accadere alla FSSPX. Dipende interamente da Lei di risparmiarle una tale disgrazia. Creda, Eccellenza, nella mia fervente preghiera al Sacro Cuore di Gesù,

BpF.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Testo della (presunta) lettera di mons. Williamson al sito Maurice Pinay

Caro Maurice Pinay,

La prego di pubblicare sul blog stesso su cui ha pubblicato la lettera del 23 settembre del Vescovo Fellay, il seguente messaggio:

La lettera del 23 settembre di mons. Fellay a me indirizzata, come pubblicata sul blog Maurice Pinay, è autentica, ma è stata messa in internet a mia insaputa e senza il mio permesso. Avevo inviato una copia ad amici per chiedere loro consigli o per dire loro perché non ero presente alla riunione di Albano, ma mai avrei voluto che quella copia apparisse in pubblico. Non ho idea di chi l'abbia fatto, né me lo chiedo.

Mons. Richard Williamson, Londra, 14 ottobre 2011

BISHOP WILLIAMSON ABSENT FROM THE SSPX ALBANO MEETING: THE LETTER FROM BISHOP FELLAY


Thursday, October 13, 2011

Letter from SSPX Superior General Bishop Fellay to Bishop Williamson

UPDATED, PLEASE READ

I've received the following notice from Bp. Williamson:

Dear Maurice Pinay,

Please publish on the same blog on which you published the Sept 23 letter of Bishop Fellay to me, the following message --

The September 23 letter from Bishop Fellay to me, as posted on the Maurice Pinay blog, is authentic, but it was put on the Internet without my knowledge and without my permission. I sent a copy to friends to ask their advice or to tell them why I was not present at the Albano meeting, but never did I want that copy to appear in public. I have no idea who posted it, nor do I ask who did so.

Bishop Richard Williamson, London, 14 Oct. 2011

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Letter from Bishop Fellay to Bishop Williamson

23 September, 2011

Your Excellency,

I would be happy to invite you to the SSPX Superiors’ meeting to be held in Albano early in October, as the nature and composition of the meeting has been somewhat changed because of current events. I would also be happy to send you a text from Rome to which they want a reply. However, I find myself obliged to attach conditions to each of these points.

Firstly, as to the text, I ask of you an oath in writing that you will communicate to nobody either the text or its content. Too often in the past you have lacked discretion, so I am obliged to submit you to a procedure of this kind, which I am not happy to have to do.

Secondly, as to the meeting in Albano, I can only invite you to attend insofar as you stop publishing Eleison Comments. You have already been given the reason several times, as you have been given the order to stop. You considered that for the sake of the preaching and defence of the Faith you needed pay no attention, on the pretext that nobody had the right to stop a bishop from fulfilling his duty to preach and defend the Faith. But such preaching and defence of the Faith are inserted in concrete circumstances which may well call for superiors to intervene. Besides, no other bishop of the SSPX publishes a circular letter and considers himself thereby hindered from expressing himself.

Moreover the consequences of your attitude are harmful to the SSPX: you ooze distrust towards SSPX headquarters and the Superior General. You cannot help yourself communicating this feeling to those around you. No revolution could do a better job of undermining authority… and this you do in the name of a supposed possible betrayal on the part of the Superior General… That is very serious.

Especially when a certain number of indications show that your action is not confined to theory:

1 To an Argentinian priest from the Novus Ordo who asks for your advice, you recommend that he should not join the SSPX.

2 To an American layman you write that the apostasy of the mainstream Church is farther advanced than that of the SSPX. How can you write such things, false and unjust, against the Society of which you are still a member?

3 There exists in Anglo-saxon circles a network of infiltrators of the SSPX preparing a break-away. You are put forward as the head of this movement, you are the friend of its leaders and you are playing their game.

And you talk to us of being double tongued! As for the unity of the SSPX, the one most putting it in danger is yourself, your Excellency! Always in the name of defense of the Faith. In such a grave moment as the confrontation now taking place between ourselves and the Holy See, the outcome of which will be decisive for our own future and not without consequences for the entire Church, I ask you then, once more, to remain silent until further orders. If you were to refuse to heed this directive, it would mean both your not being invited to the Albano meeting and the starting of the canonical procedure leading to exclusion from the SSPX. So I await your reply.

All of this is most sad, and it has nothing to do with the confrontation just mentioned, whatever you may think. The loss of one of its bishops is one of the worst things that could happen to the SSPX. It depends entirely on you to spare it such a misfortune. Do believe, your Excellency, in my fervent prayers to the Sacred Heart of Jesus,
BpF.


http://mauricepinay.blogspot.com/2011/10/letter-from-bishop-fellay-to-bishop.html


Sunday, 9 October 2011

BENTO XVI EXORTA FIEIS A NÃO CEDER AO CRIME DA MAFIA


"Criminalidade atroz”

Bento XVI exorta fiéis a não ceder ao crime da máfia

O papa Bento XVI exortou neste domingo o povo da Calábria a não ceder à "criminalidade atroz" da máfia, dirigindo-se a cerca de 50 mil fiéis reunidos em Lamezia Terme.

"Reconhecemos nesta bela região uma terra sísmica, não só do ponto de vista geológico, mas também no plano estrutural, comportamental e social. É uma terra onde os problemas se apresentam de forma desestabilizadora", disse Bento XVI, durante a homilia numa missa na periferia industrial de Lamezia Terme, naquela que é a primeira deslocação do papa à Calábria.

"É uma terra onde o desemprego é preocupante, onde a criminalidade permanece atroz, mortificando o tecido social, onde temos a sensação de estar permanentemente em urgência", observou, citado pela France Presse.

Bento XVI falava num quadro de desemprego jovem que ultrapassa os 26 por cento na Calábria, onde os projectos industriais não desenvolvem e a N'drangheta, a máfia calabresa, permanece forte, estendendo os seus tentáculos ao norte da península e para além dela.

O papa elogiou a capacidade dos habitantes da Calábria de "saber responder com uma rapidez e disponibilidade surpreendentes à urgência".

Saudou igualmente as iniciativas da Igreja para reforçar a fé de uma população tradicionalmente cristã: "Espero que tais iniciativas façam emergir uma nova geração de homens e mulheres capazes de promover não tanto os interesses particulares, mas o bem comum".

"Não cedam jamais à tentação do pessimismo (...) A vocês laicos, jovens e famílias, eu digo: Não tenham medo de viver e de testemunhar a fé (...) nas múltiplas situações da existência humana", disse.

Friday, 16 September 2011

CARTA A DEUS


Comoção

Cadela morre e menina de quatro anos escreve para Deus

14 de setembro de 2011

Danielle Moraes

danideavalon@gmail.com

Abbey, uma cadela de 14 anos, morreu em agosto de 2006. Segundo a tutora, sua filha de 4 anos, Meredith, não parava de chorar e comentar sobre a saudade que sentia de Abbey. Então, ela perguntou à mãe se poderia escrever uma carta para Deus para que, assim que Abbey chegasse ao Céu, Ele pudesse reconhecê-la.

Diante do consentimento da mãe, ela passou a ditar as seguintes palavras, enquanto a mãe escrevia:

“Querido Deus.

O Senhor poderia tomar conta da minha cadela? Ela morreu ontem e está aí no céu com o Senhor. Estou com muitas saudades dela. Fico feliz porque o Senhor a deixou conosco mesmo que ela tenha ficado doente. Espero que o Senhor brinque com ela. Ela gosta de nadar e de jogar bola. Estou mandando uma foto dela para que assim que a veja, o Senhor reconheça logo que é a minha cadela. Eu sinto muita saudade dela. Meredith.”

De acordo com a mãe de Meredith, elas colocaram a carta em um envelope com duas fotos de Abbey junto de Meredith e endereçaram a “Deus no Céu”. Depois, escreveram o próprio endereço no remetente e Meredith colou um monte de selos na frente dizendo que era necessário para que a carta pudesse chegar até o Céu.

Divulgação

“Naquela tarde ela colocou a carta numa caixa do correio. Dias depois ela perguntou se Deus já tinha recebido a carta. Respondi que achava que sim. “, disse a mãe.

Passados alguns dias, quando a família estava voltando para casa, após um passeio ao Museu de História Natural, se deparou com um pacote embrulhado em papel dourado na varanda, com um cartão endereçado à Meredith em uma caligrafia desconhecida. Dentro do pacote, encontrava-se o livro escrito por Mr. Rogers, intitulado “Quando um animal de estimação morre”. Colada na capa interna do livro estava a carta de Meredith. Na outra página, estava colada uma das fotos enviadas pela menina, abaixo da inscrição “Para Meredith”. Ao virar a página, mãe e filha encontraram um bilhete cor de rosa, escrito à mão:

“Querida Meredith,

A Abbey chegou bem ao Céu. A foto, que você me enviou, ajudou muito e eu a reconheci imediatamente. Abbey não está mais doente. O espírito dela está aqui comigo assim como está no seu coração. Ela adorou ter sido seu animal. Como não precisamos de nossos corpos no Céu, não tenho bolso para guardar a sua foto. Assim, a estou devolvendo dentro do livro para você guardar como uma lembrança da Abbey. Obrigado por sua linda carta e agradeça à sua mãe por tê-la ajudado a escrevê-la e enviá-la a mim. Que mãe maravilhosa você tem! Eu a escolhi especialmente para você. Eu envio minhas bençãos todos os dias e lembre-se que amo muito vocês. A propósito, sou fácil de encontrar: estou em todos os lugares onde exista amor. Com amor, Deus”.


Tuesday, 6 September 2011

CRISE FAZ DISPARAR REFEIÇÕES SOCIAIS



Refeitório social de Viana do Castelo servia 10 refeições por dia, agora serve 72

5 de Setembro, 2011

A crise fez disparar a procura do refeitório social da Paróquia de Nossa Senhora de Fátima, em Viana do Castelo, um boom que obrigou à ampliação das instalações e ao reajustamento do protocolo com a Segurança Social.

«A procura tem aumento muito, mesmo muito. Há gente que até há bem pouco tempo estava bem na vida e que agora nos vem bater à porta. Alguns até preferem trazer a marmita e levar a refeição para casa, por vergonha de serem vistos», disse um dos responsáveis pelo refeitório.

Segundo Gílio Vazenga, o aumento de utentes obrigou à adequação do protocolo com a Segurança Social à nova realidade.

«Tínhamos um protocolo para servir 10 almoços por dia, agora temos para 36 almoços e 36 jantares. Ou seja, para 72 refeições diárias», referiu, sublinhando que o serviço é inteiramente gratuito.

O responsável ressalvou, no entanto, que um «ponto de honra» daquele refeitório é «não dizer que não» a quem bate à porta.

«Estamos constantemente a servir refeições extra-protocolo. Quem nos bate à porta não sai daqui sem levar o estômago confortado», referiu.

O funcionamento do refeitório, assegurou Gílio Vazenga, obriga a «uma grande ginástica financeira», mas o Centro Social e Paroquial de Nossa Senhora de Fátima «lá tem conseguido levar a água ao seu moinho, muito graças aos contributos da população».

Além do refeitório social, a instituição também leva diariamente a refeição ao domicílio de cerca de 30 idosos que vivem sozinhos.

Lusa/SOL

Saturday, 27 August 2011

27 DE AGOSTO: SANTA MÓNICA

Santa Mônica

Mãe de Santo Agostinho

A. Brugnuolo
Livro de 1950 - 93 págs

ÍNDICE

Prefácio
Infância
Esposa e mãe
Viúva exemplar
Ao encalço do filho
0 filho de tantas lágrimas
Imitando-lhe o exemplo
Culto a Santa Mônica


Mônica não é dessas almas extraordinárias cuja perfeição surpreende e desalenta a fraqueza humana, que com suas virtudes fogem à nossa imitação: filha dócil e humilde, esposa fiel, mãe mui terna,viuva casta e resignada: eis a vida de Mônica, exemplo da mulher cristã.

O âmbito de sua existência é muito restrito: a família. Suas ocupações são as de toda mulher; nada fez que outra qualquer, ajudada por Deus, não possa fazer.

Geralmente, porém, não se conhece esta vida comum, íntima de Mônica e só se aprecia a vitória. Entretanto, no caso de Mônica, vida e vitória não se podem separar: pela sua vida é que ela triunfou. Vinte o cinco anos de luta dura e insistente: vinte e cinco anos de provações e de lágrimas são a vida de uma mãe que a vontade fez enérgica, inflexível, enquanto a ternura pelo filho a tornou doce, ponderada, paciente na espera.

Pois bem: esta vida, esta luta quotidiana do bem contra o mal, de uma mãe santa contra o filho obstinadamenta transviado, tenciono narrá-la a vós, mães cristãs, a vós que, obrigadas como Mônica a experimentar muitas vezes a desilusão maís dolorosa nas esperanças mais santas concebidas a respeito de vossos filhos, mui frequentemente deveis assistir tremendo e chorando à perversão, à morte espiritual deles.

Vo-lo narro para consolar-vos e mostrar-vos ao mesmo tempo quanto pode a coragem, a força divina posta por Deus em vosso coração.

Este século é um século de Agostinhos; muitos são os que o imitam no bem, porém, mais frequente é o caso e mais numerosa a legião dos que o seguem no mal e não sabem ressurgir com Ele.

E, não obstante a maior desventura que golpear possa o coração de uma mãe ver morrer os próprios filhos, não por um dia, mas por toda a eternidade. Deus não deixa inerme e impotente o seu amor materno. Escondido em vossas almas, oh, mães, há um poder, um entusiasmo, uma lágrima bastante fortes para salvar os vossos filhos, pois é sempre verdade que quando uma mãe quer eficazmente, pode salvar o seu filho: Santa Mônica é disso o exemplo.

http://alexandriacatolica.blogspot.com/2011/08/27-de-agosto-santa-monica.html

Friday, 26 August 2011

DON ABRAHAMOVICZ: LE CAMERE A GAS? PER DISINFETTARE!

"Le camere a gas? Per disinfettare"

di Laura Canzian

Le camere a gas? «L’unica cosa certa è che sono state usate per disinfettare». Una dichiarazione choc, quella del capo della comunità lefebvriana del Nordest, il trevigiano don Floriano Abrahamowicz. Dopo la clamorosa intervista del vescovo Richard Williamson, che nega l’Olocausto, altre affermazioni destinate a rinfocolare la polemica fra la Santa Sede e gli ebrei. Don Abrahamowicz (che il 15 settembre 2007 celebrò messa in latino a Lanzago di Silea per il leader della Lega Nord Umberto Bossi) rilancia la teoria per cui i numeri della Shoah sono un «problema secondario», accreditati dagli stessi capi delle comunità israeliane subito dopo la liberazione «sull’onda dell’emotività». È la vecchia tesi del «popolo deicida».

Don Floriano, la comunità lefebvriana è antisemita?

È veramente impossibile per un cristiano cattolico essere antisemita. Io stesso ho, da parte paterna, origini ebraiche. Anche il mio cognome lo suggerisce. Tutta questa polemica sulle esternazioni di monsignor Williamson riguardo l’esistenza delle camere a gas è una potentissima strumentalizzazione in funzione anti-Vaticano. Williamson ha semplicemente espresso il suo dubbio e la sua negazione non tanto dell’Olocausto, come falsamente dicono i giornali, ma dell’aspetto tecnico delle camere a gas.

Secondo lei, quello delle camere a gas è solo «un aspetto tecnico»?

Sicuramente è stata un’imprudenza di Williamson addentrarsi nelle questioni tecniche. Nella famosa intervista si vede che il giornalista è andato a parare su quell’aspetto specifico. Ma bisogna capire che tutto il tema dell’Olocausto si colloca a un livello di molto superiore rispetto alla questione di sapere se le vittime sono morte a causa del gas o per altri motivi.

E lei cosa ne pensa? Delle camere a gas, intendo.

Non lo so davvero. Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione. So che, accanto a una versione ufficiale, esiste un’altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi.

Lei mette in dubbio il numero delle vittime dell’O locausto?

No, non metto in dubbio i numeri. Le vittime potevano essere anche più di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all’essenza del genocidio, che è sempre un’esagerazione.

Un’esagerazione? In che senso?

I numeri derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione. Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere? Per lui la questione importante era che queste vittime sono state uccise ingiustamente per motivi religiosi. La critica che si può fare al modo in cui in cui viene gestita la tragedia dell’Olocausto sta nel dare ad essa una supremazia in confronto ad altri genocidi.

A quali altri stermini si riferisce?

Se monsignor Williamson avesse negato alla televisione il genocidio di un milione e 200 mila armeni da parte dei turchi, non penso che tutti i giornali avrebbero parlato delle sue dichiarazioni nei termini in cui lo stanno facendo ora. Chi ha mai parlato del genocidio anglo-americano nel bombardamento delle città tedesche? Chi ha mai parlato di Churchill che ha ordinato il bombardamento al fosforo di Dresda, dove non c’erano solo moltissimi civili, ma anche molti soldati alleati? Chi ha parlato dell’aviazione inglese, che ha ucciso nei bombardamenti delle città centinaia di migliaia di civili? E gli israeliani non possono mica dirmi che il genocidio che loro hanno subito dai nazisti è meno grave di quello di Gaza, perché loro hanno fatto fuori qualche migliaio di persone, mentre i nazisti ne hanno fatti fuori 6 milioni. È qui che do la colpa all’ebraismo che esaspera invece di onorare decentemente le vittime del genocidio. È come se nella storia vi sia stato un solo genocidio: quello ebraico durante la seconda guerra mondiale. Sembra che si possa dire tutto quello che si vuole su tutti gli altri popoli sterminati, ma nessuno oggi a livello mondiale ha parlato nei termini in cui si sta parlando ora dopo le dichiarazioni di Williamson.

Perché ancora tante persone mettono in dubbio la Shoah? Perché è un tema che divide ancora in modo così viscerale?

Perché tutta la storia dell’umanità è segnata dal popolo di Israele, che in un primo momento era il popolo di Dio, poi è diventato il popolo deicida e alla fine dei tempi si riconvertirà a Gesù Cristo. Dietro tutto ciò c’è un aspetto teologico misterioso, quello del popolo di Dio, che ha rigettato il suo Messia e che lo combatte ancora. È un mistero della dottrina. L’antisemitismo nasce nel mondo illuminato liberale e gnostico. La Chiesa nella storia ha sempre protetto gli ebrei dai pogrom. Come si legge anche nel libro di Domenico Savino sull’omicidio rituale.

Cosa pensa del negazionismo?

Il negazionismo è un falso problema, perché si sofferma su metodi e cifre e non risponde alla sostanza del problema. Non sono antisemiti quelli che hanno studiato i dati tecnici e hanno posto alcuni dubbi sulla versione che troviamo nei libri di storia. Basti pensare che coloro che per primi hanno rilevato i dati sono anche coloro che hanno salvato gli ebrei, vale a dire gli alleati.

Vuole lanciare un messaggio alla comunità ebraica?

Il messaggio è uno: da cristiano cattolico, aggiungendo quel poco di sangue ebraico che corre nelle mie vene, io auguro agli ebrei di abbracciare nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

DON ABRAHAMOVICZ CELEBRA MESSA IL 25 APRILE

IL 25 APRILE IN PIAZZA ERBE - LA COMMEMORAZIONE ORGANIZZATA DAL CIRCOLO CHRISTUS REX

Il San Marco dei tradizionalisti Don Abrahamowicz celebra messa

Conferenza sulla Liberazione, la «mitologia resistenziale»

VERONA — La Liberazio­ne? «Ci sono diverse persone che non si sono mai sentite 'liberate'». La Resistenza? «Ha dato un apporto, pur mi­nimo, a quella che si defini­sce 'vittoria'». Il 25 aprile funziona così. «Strappato» a seconda della memoria.
Don Abrahamowicz durante un rosario a Verona (Sartori)

Il 25 aprile storico. Poi c’è quello cattolico. Che per i veneti è data seconda forse solo al Natale e alla Pa­squa. Il giorno di San Marco, patrono di Venezia e della re­gione. Se poi i cattolici in questione sono tradizionali­sti, il 25 aprile ha quasi il ri­gore della Natività.

Sarà una giornata alquan­to movimentata, quella di og­gi, a Verona. Perchè San Mar­co verrà celebrato da quel­­l’ala integralista che si rifà al­la fraternità lefebrviana San Pio X. O meglio si rifaceva. Nel senso che, ad oggi, chi sa­rà a Verona per «l’allocuzio­ne sulla gloria di San Marco» è quel sacerdote che dalla fra­ternità è stato espulso anche se lui e i suoi fedeli di quel provvedimento non tengono conto. Don Floriano Abraha­mowicz, il sacerdote che con­testa l’uso delle camere a gas per lo sterminio degli ebrei e nei campi di concentramen­to, ha già detto che oggi non parlerà di politica. «Solo di San Marco evangelista», assi­cura. E sarà lui che alle 16 be­nedirà la corona di fiori che verrà posta in piazza Erbe, ai piedi del Leone. Il tutto fa parte della commemorazio­ne organizzata dal «circolo culturale cattolico Christus Rex» che inizierà alle 12, con la messa tradizione nella sala San Marco della Casa Maz­zanti. Ma chi pensa che la co­sa si risolva nella commemo­razione dell’Evangelista si sbaglia. Eccome. Perchè an­che se i responsabili del cir­colo hanno restituito la tesse­ra della Lega Nord, si parlerà anche di politica. Dopo l’«al­locuzione» di don Abraha­mowicz, ci sarà anche una conferenza sul 25 aprile, te­nuta da Franco Damiani e An­tonio Diano. Il primo è un professore padovano, già espulso - ed ora reintegrato - da alcune scuole in cui inse­gnava per aver proposto in classe delle letture «revisioni­ste». Il secondo è il responsa­bile della biblioteca del cen­tro interuniversitario di stu­di veneti all’ateneo di Vene­zia. Il tema è racchiuso nel ti­tolo della conferenza: «La mi­tologia resistenziale del 25 aprile».

«Si parlerà del mito di una data - spiega Matteo Casta­gna, portavoce del circolo ­che la Resistenza ha fatto pro­pria pur avendo dato un ap­porto minimo, testimoniato anche da giornalisti non cer­to di destra come Pansa. Si è trattato di un’appropiazione indebita da parte di una cer­ta sinistra che di meriti non ne ha. Se si vuole parlare di 'vittoria' allora che si parli di quella degli alleati, ma non di quella della Resisten­za. Ci sono uomini e donne che non si sono sentiti libera­ti il 25 aprile. Anzi, che lo vi­vono come il giorno della sconfitta in una guerra. E’ da allora che si è creata una so­cietà liberale che noi come cattolici tradizionalisti non ci sentiamo di condividere».

Eppure lo stesso Castagna assicura che non si parlerà di politica. «Sono uscito dalla Lega, quindi punto a capo. Ri­mane il rapporto di amicizia con Borghezio. Padania Cri­stiana? Ne faccio ancora par­te. Borghezio non vuole ac­cettare le mie dimissioni». Nel frattempo don Abraha­mowicz si gode la «riabilita­zione» arrivata in diretta ti­vù da parte del presidente del consiglio comunale di Ve­nezia, Renato Boraso. L’espo­nente del Pdl ha dichiarato che don Floriano è stato mes­so in croce dai giornali, che hanno riportato il contrario di quanto detto. Eppure il professor Franco Damiani che oggi parlerà della «mito­logia resistenziale» ha scrit­to: «Sul piano storiografico, le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson e del sa­cerdote Floriano Abraha­mowicz, bollate dalla 'viruto­sa indignazione' dei nuovi fa­risei come 'deliranti e 'anti­semite', sono in realtà inec­cepibili. Non esiste infatti al­cuna pova documentaria del­l’esistenza di camere a gas omicide nel campi di concen­tramento nazionalsocialisti, mentre è documentariamen­te provato che tutte le vere camere a gas ad acido ciani­trico che vi si trovavano ser­vivano esclusivamente a sco­po di disinfezione. Chi affer­ma il contrario o non cono­sce la storia o è un mentito­re». Evidentemente per il professor Damiani il mondo non è più quello di una vol­ta. Siamo un po’ tutti igno­ranti e bugiardi.

Angiola Petronio

25 aprile 2009

DON FLORIANO ABRAHAMOVICZ BRUCIA IL LIBRO DEL CONCILIO VATICANO II DOPO LA MESSA



IL CASO

Prete lefebvriano dopo la messa brucia il libro del Concilio Vaticano

Don Floriano Abrahamowicz brucia il volume con le tesi di Paolo VI. In passato aveva dubitato dell'esistenza delle camere a gas

Il libro del Concilio dato alle fiamme (foto Antenna Tre)

NOTIZIE CORRELATE


PAESE (Treviso) - Fa ancora parlare di sé don Floriano Abrahamowicz. Il sacerdote lefebvriano, dopo le dichiarazioni choc sulle camere a gas naziste («So che sono servite a disinfettare, ma non so se vi è stato effettivamente ucciso qualcuno»), ha compiuto un altro gesto destinato a suscitare polemiche. Nella cappella a Paese, assieme ad un gruppo di fedeli che lo ha seguito dopo l’espulsione dalla Fraternità di san Pio X, ha letto il giuramento antimodernista e poi, al termine della messa, ha gettato fra le fiamme il testo del concilio Vaticano II. Un gesto senza precedenti, che, secondo il sacerdote, già sospeso dalla chiesa cattolica, avrebbe avuto l’approvazione di un vescovo cattolico, il cui nome però non viene rivelato. Tra i punti contestati del concilio, il rapporto con le altre confessioni religiose.

Don Floriano vive fra Treviso e Verona. Un anno fa aveva definito una «cloaca» il Concilio Vaticano II. Per questo la Fraternità San Pio X l'aveva espulso. La replica del sacerdote: la modernità vi ha contaminato. Due mesi fa, in occasione della visita di papa Benedetto XVI alla sinagoga di Roma un gruppo di cristiani integralisti aveva promosso una «santa messa di riparazione» nella chiesa di San Pietro a Verona. A celebrare il rito era stato chiamato proprio il discusso sacerdote lefebvriano. Un altro rosario riparatore era stato recitato da don Floriano nel mese di dicembre per la statuetta de «La madre di Dio» completamente nuda esposta all’interno del monastero degli Stimmatini. Due mesi prima, il sacerdote un tempo vicinissimo alla Lega Nord, aveva celebrato l'anniversario della battaglia di Lepanto in cui la flotta veneziana ebbe la meglio sulle navi turche.


DON FLORIANO ABRAHAMOVICZ BRUCIA IL LIBRO DEL CONCILIO VATICANO II




Tuesday, 16 August 2011

JUAN FERNANDEZ KROHN: ENTREVISTA À RTP 28-04-2010 - SLIDESHOW

JUAN FERNANDEZ KROHN VUELVE A LA POLITICA




MANCHA REAL: EN LA CARRERA HACIA EL GOBIERNO

Juan María Fernández Khron, el hombre detenido por atentar contra el papa Juan Pablo II en Fátima en 1982, pretende presentarse a las próximas elecciones generales y que su campaña gire en torno a Mancha Real, donde nació su padre, un militar de la Guerra Civil que venera.

Un mancharrealeño se presentará a las próximas elecciones nacionales con el objetivo de ser presidente del Gobierno. La Otra Memoria, el nombre escogido para su partido, está impulsada por el controvertido Juan María Fernández Krhon, que actualmente ejerce como investigador en Bruselas y publica asiduamente en el “blog” del diario “on-line” periodistadigital.com, donde anunció su intención de crear una lista que defenderá desde Mancha Real.

El nuevo aspirante es un peculiar personaje de alcance internacional, aunque desconocido para muchos en Mancha Real. Aunque nació en Madrid en 1949, tiene raíces en el municipio jiennense. Dice sentirse mancharrealeño y no duda en proclamar con orgullo la figura de su padre, Juan Manuel Fernández Díaz, un militar que, según manifiesta, fue una figura importante para el final de la Guerra Civil española.

Fernández Krohn fue ordenado sacerdote por la Fraternidad San Pío X de Monseñor Lefebvre, en Econe, Suiza, donde permaneció hasta 1982. Ese año, su nombre saltó a las portadas de todo el mundo al protagonizar un atentado en Fátima: fue detenido después de ser acusado de intentar asesinar al entonces papa Juan Pablo II con una bayoneta. Hace tres años, este incidente volvió a tomar actualidad al afirmar el cardenal Dziwisz, secretario personal de Karol Wojtyla, que el pontífice había sufrido graves heridas durante el acontecimiento, extremo que Fernández Krohn ha desmentido en numerosas ocasiones. Cumplió tres años de pena en una cárcel portuguesa, después de los que se “autoexilió” en Bélgica, aunque antes se detuvo en “su” Mancha Real, donde reside en la actualidad.

En su país de adopción llevó una vida que define como “humilde” y desempeñó diferentes trabajos, como agricultor, mecánico de bicicletas y abogado. En 1996 fue protagonista de otro incidente, al ser detenido como responsable del incendio de un centro de Herri Batasuna, aunque acabó absuelto de estos cargos. Cuatro años más tarde, Fernández Krhon fue, de nuevo, detenido durante la visita del Rey Juan Carlos I a Bélgica, al increpar al monarca: “¡Tú mataste a tu hermano, rey Borbón, yo no maté al Papa. Viva el Iimperio español!” Actualmente, el candidato vive en un modesto apartamento en Bruselas y pasa la jornada en la Biblioteca Municipal, donde desarrolla su carrera como investigador de la Guerra Civil.

Por el momento, Fernández Krohn se encuentra a la espera de la respuesta de la Junta Electoral Central, a la que ha remitido su intención de presentar su lista. Desea lanzar la campaña desde Mancha Real y alrededores, con el objetivo de apoyarse en su “peso mediático” sobre sus seguidores de internet y de los numerosos contactos. El anuncio de encabezar una candidatura a la Presidencia del Gobierno devuelve a la actualidad a Fernández Krohn, un controvertido y singular personaje que, en caso de lograr los apoyos necesarios para la candidatura, tiene intención de desembarcar en Mancha Real para dar a conocer su proyecto. Ildefonso Ruiz/Mancha Real


Monday, 11 July 2011

SEGUNDA-FEIRA, 11 DE JULHO: LEITURAS DO DIA

Provérbios 2 1-9


Meu filho, se receberes as minhas palavras e guardares cuidadosamente os meus mandamentos,
prestando o teu ouvido à sabedoria, e inclinando o teu coração ao entendimento;
se invocares a inteligência e fizeres apelo ao entendimento,
se a buscares como se procura a prata e a pesquisares como um tesouro escondido,
então, compreenderás o temor do Senhor e chegarás ao conhecimento de Deus.
Porque o Senhor é quem dá a sabedoria e da sua boca procedem o saber e o entendimento.
Ele reserva a salvação para os rectos e é um escudo para os que procedem honestamente.
Protege os caminhos dos justos e dirige os passos dos seus fiéis.
Então, compreenderás a justiça e a equidade, a rectidão e todos os caminhos que conduzem ao bem;
....................................................................................................................................................................
SALMO 33

1 Regozijai-vos no Senhor, vós justos, pois aos rectos fica bem o louvor.

2 Louvai ao Senhor com harpa, cantai-lhe louvores com saltério de dez cordas.

3 Cantai-lhe um cântico novo; tocai bem e com júbilo.

4 Porque a palavra do Senhor é recta; e todas as suas obras são feitas com fidelidade.

5 Ele ama a rectidão e a justiça; a terra está cheia da benignidade do Senhor.

6 Pela palavra do Senhor foram feitos os céus, e todo o exército deles pelo sopro da sua boca.

7 Ele ajunta as águas do mar como num montão; põe em tesouros os abismos.

8 Tema ao Senhor a terra toda; temam-no todos os moradores do mundo.

9 Pois ele falou, e tudo se fez; ele mandou, e logo tudo apareceu.

10 O Senhor desfaz o conselho das nações, anula os intentos dos povos.

11 O conselho do Senhor permanece para sempre, e os intentos do seu coração por todas as gerações.

12 Bem-aventurada é a nação cujo Deus é o Senhor, o povo que ele escolheu para sua herança.

13 O Senhor olha lá do céu; vê todos os filhos dos homens;

14 da sua morada observa todos os moradores da terra,

15 aquele que forma o coração de todos eles, que contempla todas as suas obras.

16 Um rei não se salva pela multidão do seu exército; nem o homem valente se livra pela muita força.

17 O cavalo é vã esperança para a vitória; não pode livrar ninguém pela sua grande força.

18 Eis que os olhos do Senhor estão sobre os que o temem, sobre os que esperam na sua benignidade,

19 para os livrar da morte, e para os conservar vivos na fome.

20 A nossa alma espera no Senhor; ele é o nosso auxílio e o nosso escudo.

21 Pois nele se alegra o nosso coração, porquanto temos confiado no seu santo nome.

22 Seja a tua benignidade, Senhor, sobre nós, assim como em ti esperamos. 

....................................................................................................................................................................




Evangelho segundo S. Mateus 19,27-29.

Naquele tempo, Pedro disse a Jesus: «Nós deixámos tudo e seguimos-te. Qual será a nossa recompensa?»
Jesus respondeu-lhes: «Em verdade vos digo: No dia da regeneração de todas as coisas, quando o Filho do Homem se sentar no seu trono de glória, vós, que me seguistes, haveis de sentar-vos em doze tronos para julgar as doze tribos de Israel.
E todo aquele que tiver deixado casas, irmãos, irmãs, pai, mãe, filhos ou campos por causa do meu nome, receberá cem vezes mais e terá por herança a vida eterna.


http://reflectir-maria.blogspot.com/2011/07/evangelho-segundo-s-mateus-1927-29.html


http://www.biible.info/today.jsp?date=20110711&d=&content=FR&query=&langQuery=pt&lang=pt&start=0&noframe=1

Sunday, 10 July 2011

FELIPE DE BORBÓN AUSENTE EN LA BODA DE ALBERTO DE MONACO - Comentario de Juan Fernandez Krohn


Felipe de Borbón, el unico principe heredero ausente en Mónaco

Y va una de princesas, de plebeyas y cenicientas y de príncipes reinantes o herederos a penas. "Ahora somos nosotras las marquesas (y las princesas)" exultaba triunfante una de esas "mariscalas" de la corte (imperial) de Napoleón que se sacó toda una nueva nobleza de la manga para poder competir en lustro y esplendor con los fastos del antiguo régimen que el emperador de franceses contribuyó no poco a a enterrar echándole tierra y mas tierra encima tras el período revolucionario.

Las familias reales que se dan cita ahora en Mónaco, capital de la costa azul, para asistir a la boda de Alberto, hijo de Rainiero y de Grace Kelly (omnipresentes en las paginas de la revista Hola que formo parte del mobiliario de mi infancia como de tantos y tantos de mi generación) es una aristocracia y realeza sobreviviente de dos siglos de democracia tras la eclosión de la revolución francesa.

Casas reinantes como la de Inglaterra o la Bélgica o la de Suecia o destronadas como la de Grecia o la casa real de Francia en ambas ramas la legitimista y la "otra" Borbones y Orleans enemigos intimos siempre en lucha por un puesto en la historia de Francia (contemporánea)

Y entre los invitados de esta boda de mil y una noches figura por cierto el actual jefe de la casa pretendiente (Maison de France) por la rama legitimista que no es otro que Luis Alfonso de Borbón, hijo de Alfonso de Borbón Dampierre y de Carmen Martinez Bordiú, nieta del generalísimo Franco. Y por quien sin duda viene ahora la gresca con ocasión de esta ceremonia.

Conocí al pretendiente francés (legitimista) Alfonso de Borbón Dampierre durante mi estancia en Francia -de unos meses, en la primavera del 86- en los meses que anduve deambulando por varios países europeos sin norte fijo tras mi salida de la cárcel portuguesa, como aqui ya lo dejé contado. Y fue en una de esas mansiones aristocráticas (chateaux) - Alicnourt, no lejos de parís- que adornan la gografia francesa en donde disfruté de la hospitalidad de la acogida de sus ocupantes, un joven matrimonio con seis hijos, mandatarios provinciales o regionales los dos entonces por las listas del Frente nacional, y situados como muchos de los partidarios de aquel en la órbita religiosa del semanario de Econe y de la FSSPX de monseñor Lefebvre.

La (joven) señora de la casa, en una de las recepciones que solían organizar - acorde su estilo de vida que no era el mío ni lo había sido y sigue sin serlo- y en la que el invitado de honor no era otro que Alfonso de Borbón Dampierre, duque de Cádiz y duque de Anjou, por la rama francesa legitimista, vino a pedirme muy cortésmente, que en mi calidad de español me dignase a acompañarla en un paseo por los amplios jardines de su mansión en compañía de Don Alfonso, lo que acepté con mucho gusto.

Don Alfonso hablaba francés perfectamente, no sin un innegable acento español no obstante que aquellos franceses partidarios suyos, que le escuchaban embelesados, encontraban encantador (charmant) a todas luces. A mí por supuesto me habló en español, en un tono de cortés, atento y deferente que no olvidé por cierto.

Como no olvidé tampoco la impresión de tristeza y melancolia que de toda su persona se desprendía, de aureola inseperable sin duda por culpa de los sucesos trágicos que surcaron hasta el último minuto de sus existencia, muerto en accidente de esquí, a penas dos años y medio más tarde.

Charlé con gusto pues con don Alfonso, no sólo por un deber de cortesía elemental hacia la anfitriona y hacia él mismo sino también por razones más profundas del orden de las convicciones porque sin ser monárquico que nunca me sentid en el fondo, no habré dejado de compartir en mi vida como a rachas postura o ideas de un innegable sello monarquizante, fruto sin duda alguna de la educación que recibimos generaciones enteras de españoles en la posguerra.

No entre en estas breves disgresiones -que quede claro- en el derecho dinástico. Me limito a consideraciones de patriotismo elemental mezcladas o condimentadas si se me apura con ciertas datos o referencias de nuestro derecho histórico. El jefe de la Casa real española por la rama alfonsina cuando el suceso de Estoril lo era Jaime de Borbón, padre de don Alfonso. Quien pidió entonces infructuosamente la autopsia de los restos mortales de Alfonso, su sobrino hermano de Juan carlos.

Un dato insoslayable se me reconocerá en toda semblanza medianamente ecuánime y objetiva de esta figura trágica de la realeza que estuvo casado con la nieta de Franco. Como tambien lo es la trayectoria inequívoca en relación con el régimen anterior al que sirvió de embajador en Suecia, y al que defendió incluso en las luchas universitaria de su tiempo formando parte de aquel grupo tan emblemático (y discutido) que llevó por nombre Defensa Universitaria.

¿Una partida de matones sin escrúpulos defensa Universitaria? La discusión desde luego nos llevaría lejos, en relación con ese y tantos otros vestigios (en el recuerdo) del régimen anterior, por más que acabaran perdiendo la batalla de la opinión -y de imagen- al interior del campus de la Universitaria -ellos y otros grupos de existencia sincrónica o que les sucederían- un tanto anegados por aquel fenómeno de manipulación ideológica de toda una generación universitaria que se dio entonces (finales de los sesenta) y la que aquí ya tantas veces habré aludido.

Y no oculto que la imagen o etiqueta de "Defensa" (a la que nunca pertenecí, que quede claro) que arrastraba don Afonso contribuyó a hacerle simpático a mis ojos y contribuyo no poco sin duda a lea esfera de cordialidad en el que se desarrollo nuestro encuentro (a tres) entonces. Lo que venía sin duda a afianzar la imagen de un vástago borbón amigo del régimen, que debió pesarle en aquellos años que siguieron a la transición política en la medida que su primo Juan Carlos acabaría consumando su operación de desenganche tan hábilmente como ya sabemos.

¿De tal palo tal astilla? Como sea es indudable que la sombra (paterna) acompaña ahora indefectiblemente a su hijo, actual pretendiente de la casa de Francia (por la rama legitimista) ¿Culpable el vástago de Alfonso de Borbón Dampierre de la ausencia clamorosa del príncipe/heredero Felipe de las ceremonias de esponsales de Charlène y de Alberto en el principado de Mónaco?

El pretexto del mentís egregio lo habrá sido su operación de rodilla, coartada perfecta a la que añadir -como no dejan de advertirlo algunos medios- el desaire que hizo en el 2005 el príncipe monegasco a la candidatura española olimpica.

Cantigas (como dicen los portugueses): atmósfera de fin de reino en la Zarzuela y la ausencia del príncipe heredero en Mónaco no deja de ser un claro síntoma.