Saturday 27 August 2011

27 DE AGOSTO: SANTA MÓNICA

Santa Mônica

Mãe de Santo Agostinho

A. Brugnuolo
Livro de 1950 - 93 págs

ÍNDICE

Prefácio
Infância
Esposa e mãe
Viúva exemplar
Ao encalço do filho
0 filho de tantas lágrimas
Imitando-lhe o exemplo
Culto a Santa Mônica


Mônica não é dessas almas extraordinárias cuja perfeição surpreende e desalenta a fraqueza humana, que com suas virtudes fogem à nossa imitação: filha dócil e humilde, esposa fiel, mãe mui terna,viuva casta e resignada: eis a vida de Mônica, exemplo da mulher cristã.

O âmbito de sua existência é muito restrito: a família. Suas ocupações são as de toda mulher; nada fez que outra qualquer, ajudada por Deus, não possa fazer.

Geralmente, porém, não se conhece esta vida comum, íntima de Mônica e só se aprecia a vitória. Entretanto, no caso de Mônica, vida e vitória não se podem separar: pela sua vida é que ela triunfou. Vinte o cinco anos de luta dura e insistente: vinte e cinco anos de provações e de lágrimas são a vida de uma mãe que a vontade fez enérgica, inflexível, enquanto a ternura pelo filho a tornou doce, ponderada, paciente na espera.

Pois bem: esta vida, esta luta quotidiana do bem contra o mal, de uma mãe santa contra o filho obstinadamenta transviado, tenciono narrá-la a vós, mães cristãs, a vós que, obrigadas como Mônica a experimentar muitas vezes a desilusão maís dolorosa nas esperanças mais santas concebidas a respeito de vossos filhos, mui frequentemente deveis assistir tremendo e chorando à perversão, à morte espiritual deles.

Vo-lo narro para consolar-vos e mostrar-vos ao mesmo tempo quanto pode a coragem, a força divina posta por Deus em vosso coração.

Este século é um século de Agostinhos; muitos são os que o imitam no bem, porém, mais frequente é o caso e mais numerosa a legião dos que o seguem no mal e não sabem ressurgir com Ele.

E, não obstante a maior desventura que golpear possa o coração de uma mãe ver morrer os próprios filhos, não por um dia, mas por toda a eternidade. Deus não deixa inerme e impotente o seu amor materno. Escondido em vossas almas, oh, mães, há um poder, um entusiasmo, uma lágrima bastante fortes para salvar os vossos filhos, pois é sempre verdade que quando uma mãe quer eficazmente, pode salvar o seu filho: Santa Mônica é disso o exemplo.

http://alexandriacatolica.blogspot.com/2011/08/27-de-agosto-santa-monica.html

Friday 26 August 2011

DON ABRAHAMOVICZ: LE CAMERE A GAS? PER DISINFETTARE!

"Le camere a gas? Per disinfettare"

di Laura Canzian

Le camere a gas? «L’unica cosa certa è che sono state usate per disinfettare». Una dichiarazione choc, quella del capo della comunità lefebvriana del Nordest, il trevigiano don Floriano Abrahamowicz. Dopo la clamorosa intervista del vescovo Richard Williamson, che nega l’Olocausto, altre affermazioni destinate a rinfocolare la polemica fra la Santa Sede e gli ebrei. Don Abrahamowicz (che il 15 settembre 2007 celebrò messa in latino a Lanzago di Silea per il leader della Lega Nord Umberto Bossi) rilancia la teoria per cui i numeri della Shoah sono un «problema secondario», accreditati dagli stessi capi delle comunità israeliane subito dopo la liberazione «sull’onda dell’emotività». È la vecchia tesi del «popolo deicida».

Don Floriano, la comunità lefebvriana è antisemita?

È veramente impossibile per un cristiano cattolico essere antisemita. Io stesso ho, da parte paterna, origini ebraiche. Anche il mio cognome lo suggerisce. Tutta questa polemica sulle esternazioni di monsignor Williamson riguardo l’esistenza delle camere a gas è una potentissima strumentalizzazione in funzione anti-Vaticano. Williamson ha semplicemente espresso il suo dubbio e la sua negazione non tanto dell’Olocausto, come falsamente dicono i giornali, ma dell’aspetto tecnico delle camere a gas.

Secondo lei, quello delle camere a gas è solo «un aspetto tecnico»?

Sicuramente è stata un’imprudenza di Williamson addentrarsi nelle questioni tecniche. Nella famosa intervista si vede che il giornalista è andato a parare su quell’aspetto specifico. Ma bisogna capire che tutto il tema dell’Olocausto si colloca a un livello di molto superiore rispetto alla questione di sapere se le vittime sono morte a causa del gas o per altri motivi.

E lei cosa ne pensa? Delle camere a gas, intendo.

Non lo so davvero. Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione. So che, accanto a una versione ufficiale, esiste un’altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi.

Lei mette in dubbio il numero delle vittime dell’O locausto?

No, non metto in dubbio i numeri. Le vittime potevano essere anche più di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all’essenza del genocidio, che è sempre un’esagerazione.

Un’esagerazione? In che senso?

I numeri derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione. Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere? Per lui la questione importante era che queste vittime sono state uccise ingiustamente per motivi religiosi. La critica che si può fare al modo in cui in cui viene gestita la tragedia dell’Olocausto sta nel dare ad essa una supremazia in confronto ad altri genocidi.

A quali altri stermini si riferisce?

Se monsignor Williamson avesse negato alla televisione il genocidio di un milione e 200 mila armeni da parte dei turchi, non penso che tutti i giornali avrebbero parlato delle sue dichiarazioni nei termini in cui lo stanno facendo ora. Chi ha mai parlato del genocidio anglo-americano nel bombardamento delle città tedesche? Chi ha mai parlato di Churchill che ha ordinato il bombardamento al fosforo di Dresda, dove non c’erano solo moltissimi civili, ma anche molti soldati alleati? Chi ha parlato dell’aviazione inglese, che ha ucciso nei bombardamenti delle città centinaia di migliaia di civili? E gli israeliani non possono mica dirmi che il genocidio che loro hanno subito dai nazisti è meno grave di quello di Gaza, perché loro hanno fatto fuori qualche migliaio di persone, mentre i nazisti ne hanno fatti fuori 6 milioni. È qui che do la colpa all’ebraismo che esaspera invece di onorare decentemente le vittime del genocidio. È come se nella storia vi sia stato un solo genocidio: quello ebraico durante la seconda guerra mondiale. Sembra che si possa dire tutto quello che si vuole su tutti gli altri popoli sterminati, ma nessuno oggi a livello mondiale ha parlato nei termini in cui si sta parlando ora dopo le dichiarazioni di Williamson.

Perché ancora tante persone mettono in dubbio la Shoah? Perché è un tema che divide ancora in modo così viscerale?

Perché tutta la storia dell’umanità è segnata dal popolo di Israele, che in un primo momento era il popolo di Dio, poi è diventato il popolo deicida e alla fine dei tempi si riconvertirà a Gesù Cristo. Dietro tutto ciò c’è un aspetto teologico misterioso, quello del popolo di Dio, che ha rigettato il suo Messia e che lo combatte ancora. È un mistero della dottrina. L’antisemitismo nasce nel mondo illuminato liberale e gnostico. La Chiesa nella storia ha sempre protetto gli ebrei dai pogrom. Come si legge anche nel libro di Domenico Savino sull’omicidio rituale.

Cosa pensa del negazionismo?

Il negazionismo è un falso problema, perché si sofferma su metodi e cifre e non risponde alla sostanza del problema. Non sono antisemiti quelli che hanno studiato i dati tecnici e hanno posto alcuni dubbi sulla versione che troviamo nei libri di storia. Basti pensare che coloro che per primi hanno rilevato i dati sono anche coloro che hanno salvato gli ebrei, vale a dire gli alleati.

Vuole lanciare un messaggio alla comunità ebraica?

Il messaggio è uno: da cristiano cattolico, aggiungendo quel poco di sangue ebraico che corre nelle mie vene, io auguro agli ebrei di abbracciare nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

DON ABRAHAMOVICZ CELEBRA MESSA IL 25 APRILE

IL 25 APRILE IN PIAZZA ERBE - LA COMMEMORAZIONE ORGANIZZATA DAL CIRCOLO CHRISTUS REX

Il San Marco dei tradizionalisti Don Abrahamowicz celebra messa

Conferenza sulla Liberazione, la «mitologia resistenziale»

VERONA — La Liberazio­ne? «Ci sono diverse persone che non si sono mai sentite 'liberate'». La Resistenza? «Ha dato un apporto, pur mi­nimo, a quella che si defini­sce 'vittoria'». Il 25 aprile funziona così. «Strappato» a seconda della memoria.
Don Abrahamowicz durante un rosario a Verona (Sartori)

Il 25 aprile storico. Poi c’è quello cattolico. Che per i veneti è data seconda forse solo al Natale e alla Pa­squa. Il giorno di San Marco, patrono di Venezia e della re­gione. Se poi i cattolici in questione sono tradizionali­sti, il 25 aprile ha quasi il ri­gore della Natività.

Sarà una giornata alquan­to movimentata, quella di og­gi, a Verona. Perchè San Mar­co verrà celebrato da quel­­l’ala integralista che si rifà al­la fraternità lefebrviana San Pio X. O meglio si rifaceva. Nel senso che, ad oggi, chi sa­rà a Verona per «l’allocuzio­ne sulla gloria di San Marco» è quel sacerdote che dalla fra­ternità è stato espulso anche se lui e i suoi fedeli di quel provvedimento non tengono conto. Don Floriano Abraha­mowicz, il sacerdote che con­testa l’uso delle camere a gas per lo sterminio degli ebrei e nei campi di concentramen­to, ha già detto che oggi non parlerà di politica. «Solo di San Marco evangelista», assi­cura. E sarà lui che alle 16 be­nedirà la corona di fiori che verrà posta in piazza Erbe, ai piedi del Leone. Il tutto fa parte della commemorazio­ne organizzata dal «circolo culturale cattolico Christus Rex» che inizierà alle 12, con la messa tradizione nella sala San Marco della Casa Maz­zanti. Ma chi pensa che la co­sa si risolva nella commemo­razione dell’Evangelista si sbaglia. Eccome. Perchè an­che se i responsabili del cir­colo hanno restituito la tesse­ra della Lega Nord, si parlerà anche di politica. Dopo l’«al­locuzione» di don Abraha­mowicz, ci sarà anche una conferenza sul 25 aprile, te­nuta da Franco Damiani e An­tonio Diano. Il primo è un professore padovano, già espulso - ed ora reintegrato - da alcune scuole in cui inse­gnava per aver proposto in classe delle letture «revisioni­ste». Il secondo è il responsa­bile della biblioteca del cen­tro interuniversitario di stu­di veneti all’ateneo di Vene­zia. Il tema è racchiuso nel ti­tolo della conferenza: «La mi­tologia resistenziale del 25 aprile».

«Si parlerà del mito di una data - spiega Matteo Casta­gna, portavoce del circolo ­che la Resistenza ha fatto pro­pria pur avendo dato un ap­porto minimo, testimoniato anche da giornalisti non cer­to di destra come Pansa. Si è trattato di un’appropiazione indebita da parte di una cer­ta sinistra che di meriti non ne ha. Se si vuole parlare di 'vittoria' allora che si parli di quella degli alleati, ma non di quella della Resisten­za. Ci sono uomini e donne che non si sono sentiti libera­ti il 25 aprile. Anzi, che lo vi­vono come il giorno della sconfitta in una guerra. E’ da allora che si è creata una so­cietà liberale che noi come cattolici tradizionalisti non ci sentiamo di condividere».

Eppure lo stesso Castagna assicura che non si parlerà di politica. «Sono uscito dalla Lega, quindi punto a capo. Ri­mane il rapporto di amicizia con Borghezio. Padania Cri­stiana? Ne faccio ancora par­te. Borghezio non vuole ac­cettare le mie dimissioni». Nel frattempo don Abraha­mowicz si gode la «riabilita­zione» arrivata in diretta ti­vù da parte del presidente del consiglio comunale di Ve­nezia, Renato Boraso. L’espo­nente del Pdl ha dichiarato che don Floriano è stato mes­so in croce dai giornali, che hanno riportato il contrario di quanto detto. Eppure il professor Franco Damiani che oggi parlerà della «mito­logia resistenziale» ha scrit­to: «Sul piano storiografico, le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson e del sa­cerdote Floriano Abraha­mowicz, bollate dalla 'viruto­sa indignazione' dei nuovi fa­risei come 'deliranti e 'anti­semite', sono in realtà inec­cepibili. Non esiste infatti al­cuna pova documentaria del­l’esistenza di camere a gas omicide nel campi di concen­tramento nazionalsocialisti, mentre è documentariamen­te provato che tutte le vere camere a gas ad acido ciani­trico che vi si trovavano ser­vivano esclusivamente a sco­po di disinfezione. Chi affer­ma il contrario o non cono­sce la storia o è un mentito­re». Evidentemente per il professor Damiani il mondo non è più quello di una vol­ta. Siamo un po’ tutti igno­ranti e bugiardi.

Angiola Petronio

25 aprile 2009

DON FLORIANO ABRAHAMOVICZ BRUCIA IL LIBRO DEL CONCILIO VATICANO II DOPO LA MESSA



IL CASO

Prete lefebvriano dopo la messa brucia il libro del Concilio Vaticano

Don Floriano Abrahamowicz brucia il volume con le tesi di Paolo VI. In passato aveva dubitato dell'esistenza delle camere a gas

Il libro del Concilio dato alle fiamme (foto Antenna Tre)

NOTIZIE CORRELATE


PAESE (Treviso) - Fa ancora parlare di sé don Floriano Abrahamowicz. Il sacerdote lefebvriano, dopo le dichiarazioni choc sulle camere a gas naziste («So che sono servite a disinfettare, ma non so se vi è stato effettivamente ucciso qualcuno»), ha compiuto un altro gesto destinato a suscitare polemiche. Nella cappella a Paese, assieme ad un gruppo di fedeli che lo ha seguito dopo l’espulsione dalla Fraternità di san Pio X, ha letto il giuramento antimodernista e poi, al termine della messa, ha gettato fra le fiamme il testo del concilio Vaticano II. Un gesto senza precedenti, che, secondo il sacerdote, già sospeso dalla chiesa cattolica, avrebbe avuto l’approvazione di un vescovo cattolico, il cui nome però non viene rivelato. Tra i punti contestati del concilio, il rapporto con le altre confessioni religiose.

Don Floriano vive fra Treviso e Verona. Un anno fa aveva definito una «cloaca» il Concilio Vaticano II. Per questo la Fraternità San Pio X l'aveva espulso. La replica del sacerdote: la modernità vi ha contaminato. Due mesi fa, in occasione della visita di papa Benedetto XVI alla sinagoga di Roma un gruppo di cristiani integralisti aveva promosso una «santa messa di riparazione» nella chiesa di San Pietro a Verona. A celebrare il rito era stato chiamato proprio il discusso sacerdote lefebvriano. Un altro rosario riparatore era stato recitato da don Floriano nel mese di dicembre per la statuetta de «La madre di Dio» completamente nuda esposta all’interno del monastero degli Stimmatini. Due mesi prima, il sacerdote un tempo vicinissimo alla Lega Nord, aveva celebrato l'anniversario della battaglia di Lepanto in cui la flotta veneziana ebbe la meglio sulle navi turche.


JUAN FERNANDEZ KROHN VUELVE A LA POLITICA




MANCHA REAL: EN LA CARRERA HACIA EL GOBIERNO

Juan María Fernández Khron, el hombre detenido por atentar contra el papa Juan Pablo II en Fátima en 1982, pretende presentarse a las próximas elecciones generales y que su campaña gire en torno a Mancha Real, donde nació su padre, un militar de la Guerra Civil que venera.

Un mancharrealeño se presentará a las próximas elecciones nacionales con el objetivo de ser presidente del Gobierno. La Otra Memoria, el nombre escogido para su partido, está impulsada por el controvertido Juan María Fernández Krhon, que actualmente ejerce como investigador en Bruselas y publica asiduamente en el “blog” del diario “on-line” periodistadigital.com, donde anunció su intención de crear una lista que defenderá desde Mancha Real.

El nuevo aspirante es un peculiar personaje de alcance internacional, aunque desconocido para muchos en Mancha Real. Aunque nació en Madrid en 1949, tiene raíces en el municipio jiennense. Dice sentirse mancharrealeño y no duda en proclamar con orgullo la figura de su padre, Juan Manuel Fernández Díaz, un militar que, según manifiesta, fue una figura importante para el final de la Guerra Civil española.

Fernández Krohn fue ordenado sacerdote por la Fraternidad San Pío X de Monseñor Lefebvre, en Econe, Suiza, donde permaneció hasta 1982. Ese año, su nombre saltó a las portadas de todo el mundo al protagonizar un atentado en Fátima: fue detenido después de ser acusado de intentar asesinar al entonces papa Juan Pablo II con una bayoneta. Hace tres años, este incidente volvió a tomar actualidad al afirmar el cardenal Dziwisz, secretario personal de Karol Wojtyla, que el pontífice había sufrido graves heridas durante el acontecimiento, extremo que Fernández Krohn ha desmentido en numerosas ocasiones. Cumplió tres años de pena en una cárcel portuguesa, después de los que se “autoexilió” en Bélgica, aunque antes se detuvo en “su” Mancha Real, donde reside en la actualidad.

En su país de adopción llevó una vida que define como “humilde” y desempeñó diferentes trabajos, como agricultor, mecánico de bicicletas y abogado. En 1996 fue protagonista de otro incidente, al ser detenido como responsable del incendio de un centro de Herri Batasuna, aunque acabó absuelto de estos cargos. Cuatro años más tarde, Fernández Krhon fue, de nuevo, detenido durante la visita del Rey Juan Carlos I a Bélgica, al increpar al monarca: “¡Tú mataste a tu hermano, rey Borbón, yo no maté al Papa. Viva el Iimperio español!” Actualmente, el candidato vive en un modesto apartamento en Bruselas y pasa la jornada en la Biblioteca Municipal, donde desarrolla su carrera como investigador de la Guerra Civil.

Por el momento, Fernández Krohn se encuentra a la espera de la respuesta de la Junta Electoral Central, a la que ha remitido su intención de presentar su lista. Desea lanzar la campaña desde Mancha Real y alrededores, con el objetivo de apoyarse en su “peso mediático” sobre sus seguidores de internet y de los numerosos contactos. El anuncio de encabezar una candidatura a la Presidencia del Gobierno devuelve a la actualidad a Fernández Krohn, un controvertido y singular personaje que, en caso de lograr los apoyos necesarios para la candidatura, tiene intención de desembarcar en Mancha Real para dar a conocer su proyecto. Ildefonso Ruiz/Mancha Real