«An vada a ripetizione di storia» Parla Don Giulio Tam, nipote di Angela Tam, suora fucilata dai partigiani
LEO SIEGEL
Dalla tasca estrae un'immaginetta sacra. Su un lato, il volto dolce di una donna di mezza età, le date 16 novembre 1906 - 6 maggio 1945, ed il nome Angela Maria Tam. Sull'altro lato, queste parole: «Muoio perdonando a tutti e chiedendo perdono se ho offeso o disgustato qualcuno. Sono lieta di raggiungere in cielo i nostri eroi. Sarà così bello il cielo! Ho cantato tutto il viaggio le canzonidella Santa Vergine. Ho passato in prigione ore di raccoglimento e di vicinanza a Dio. Viva l'Italia! Gesù la benedica e la riconduca all'amore, all'unità, per il nostro sacrificio. Amen».
Un testamento spirituale prima di cadere in quel di Sondrio, a Buglio in Monte, sotto il piombo di un plotone d'esecuzione partigiano. La colpa di questa ausiliaria, Terziaria Domenicana? L'iscrizione al Pnf. Davanti a noi, vestita come i preti di una volta, la figura massiccia da valligiano valtellinese di Giulio Tam, nipote della vittima. Appartiene alla Chiesa lefebvriana, si definisce gesuita itinerante, è un cappellano dei gruppi di destra. Non fa mistero del suo tradizionalismo che lo porta a controbattere pesantemente le parole di Gianfranco Fini, ritenuta un'offesa alla memoria di quanti, come sua zia, immolarono la propria vita, ed un oltraggio alla verità storica.
«Fini sta cedendo al liberismo che ha smantellato la nostra civiltà cristiana», accusa. «Si è venduto rinnegando la tradizione, la terza via che superava liberalismo e comunismo. Con lui Alleanza nazionale esce dal solco della destra, tradisce la memoria, e per certi versi scavalca perfino le posizioni della sinistra. Cos'altro significa, infatti, invocare il diritto di voto per gli immigrati di altri continenti e caldeggiare l'ingresso della Turchia islamica in Europa?».
La sua è una voce minoritaria, nella Chiesa attuale.
«Io parlo con i fatti. Il fascismo fu portatore anche di modernità, Mussolini pur nel contesto di un regime diede messaggi di libertà e spiritualità che il Vaticano dovrebbe ricordare. Ne cito un paio. Il 10 marzo 1929 affermava: "La pace tra il Quirinale e il Vaticano è un evento di portata suprema, non solo in Italia, ma nel mondo. Abbiamo riconosciuto lealmente la sovranità della Santa Sede non solo perché esisteva nel fatto, non solo per la quasi irrilevante esiguità del terreno (esiguità che non toglie nulla alla sua grandezza d'altra natura) ma per la convinzione che il Sommo Capo di una religione universale non può essere suddito di alcun Stato, pena il declino della cattolicità che significa universalità". E poi, il 14 novembre 1934 sentenziava: "L'uomo economico non esiste: esiste l'uomo integrale che è politico, che è economico, che è religioso, che è santo, che è guerriero". Parole che pure i vostri lettori credo possano sostanzialmente condividere».
Fini, ormai più antifascista verbale di chi lo fu con le armi in pugno, insiste: per lui il Ventennio fu il male supremo.
«Vada a leggersi i regi decreti che riformarono lo stato sociale. Tutela del lavoro femminile e dei fanciulli; assistenza ospedaliera per i poveri; assicurazioni contro disoccupazione, invalidità e vecchiaia assistenza bambini illegittimi e abbandonati esenzioni tributarie per famiglie numerose; opera nazionale orfani di guerra; Inail Inps, libretto di lavoro; assicurazione obbligatoria contro malattie professionali; assegni famigliari; Inam; tessera sanitaria per addetti ai lavori domestici; casse rurali e artigiane. E così via. Vedi, io queste cose le ricordo nelle mie prediche, e molti disinformati cascano dalle nuvole».
La storia la scrivono i vincitori; ieri come oggi.
«Già , i vincitori fotografati a Yalta: Churchill, Roosevelt e Stalin insieme. Bella roba. Che società ci hanno portato? E quale civiltà? Quella del relativismo, per cui tanto è uguale, e quindi possibile, comprese idee e religioni?»
Stare nel coro, paga, la certificazione marxista è ambita pure da Fini.
«Io invece apprezzo tantissimo le battaglie della Lega contro l'immigrazione clandestina che voi chiamate giustamente invasione, e per il rispetto della tradizione. Custodisco tanti ritagli della Padania che stanno meritoriamente approfondendo questi temi. La Lega continui ad avvicinarsi ai pilastri della nostra civiltà cristiana, ci difenda anche in Europa dove la confusione è crescente, colpa del Concilio Vaticano II che i cattolici tradizionalisti non possono condividere. E grazie anche a Bossi, il quale dall'alto della sua carica ministeriale ha avuto il coraggio di denunciare certi guasti e dichiarare verità scomode ma solari. Ricordo le sue interviste alla Stampa e Repubbliche di novembre, sono state esemplari».
by TAKKINO Saturday, Feb. 05, 2005 at 10:12
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