Don Giulio Tam: “padre duce” celebra Mussolini
Una croce di legno, la pioggia, tanta oggettistica. Il 2 maggio scorso ci siamo persi un corteo niente male: certo, non c’erano pullman, e i presenti quasi trecento. Poca roba. Ma vuoi mettere, celebrare il 65esimo anniversario della morte di Benito Mussolini? Orologi, magliette, bandiere, busti, tegole della Fornace Laterizi, rosari. Da stringere durante l’omelia di Don Tam.
Già: indovinate un po’ chi ha preso la testa del corteo verso le 10,30, per giungere in piazza a dir messa per il duce? Ma padre Giulio Maria Tam! Quello della chiamata alla guerra civile contro l’Islam, quella del rosario “mitragliatrice da 50 colpi per respingere questa civiltà” (quella musulmana, ovvio), quello che tiene lezioni ai giovani di Forza Nuova, quello della tonaca “come camicia nera“, quello negazionista, quello di tante cose.
Troppe. Talmente tante che nessuno ha mai preso in considerazione il fatto che quest’uomo è un criminale vestito da bestia, oppure la necessità di richiamarlo o – non sia mai – rimuoverlo. C’è da difendere la credibilità del segreto di tre pastorelle in diretta streaming, prima.
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